Che fine hanno fatto le ICO crypto?
Le ICO crypto sembrano scomparse. Che fine hanno fatto? In realtà non sono affatto scomparse del tutto, ma hanno cambiato forma. Per rispondere alla domanda bisogna chiarire se si vogliono prendere in...
Le ICO crypto sembrano scomparse. Che fine hanno fatto?
In realtà non sono affatto scomparse del tutto, ma hanno cambiato forma.
Per rispondere alla domanda bisogna chiarire se si vogliono prendere in considerazione le ICO in senso stretto, ovvero tecnico-formale, oppure se si vuole prendere in considerazione il lancio di nuovi token.
Cosa sono le ICO crypto?
Dal punto di vista tecnico-formale ICO significa solamente Initial Coin Offering, ovvero l’offerta iniziale sul mercato di nuove criptovalute.
In genere sono token, e non criptovalute con una loro blockchain, che vengono messe sul mercato per finanziare l’avvio di un progetto. Quindi i token vengono venduti prima che il progetto abbia realmente inizio.
Ormai il termine ICO non lo usa più nessuno, perché ricorda il crollo dei token lanciati con ICO del 2019/2020. Ma se ci si concentra anche su tutti quei token che vengono lanciati sul mercato per raccogliere fondi prima che un progetto crypto abbia inizio, ma utilizzando altri termini, allora di ICO mascherate ce ne sono ancora moltissime.
In genere il termine più utilizzato è pre-sale, ovvero vendita privata di token prima che questi siano messi sugli exchange.
A volte invece si usa IEO (Initial Exchange Offering), ovvero il lancio di nuovi token direttamente sugli exchange, ed a volte viene utilizzato il termine launchpool, che è simile ad una IEO ma con un processo precedente al lancio più complesso.
I lanci di nuovi token
Più che prendere in considerazione le ICO vere e proprie, ovvero quelle che utilizzano ancora questo termine, conviene prendere in considerazione tutti i lanci sul mercato di nuovi token per finanziare un progetto prima del suo avvio reale e concreto, a prescindere dal nome che utilizzano.
Infatti sebbene ICO fosse un termine ispirato ad IPO (Initial Public Offering), ovvero le offerte pubbliche iniziali di azioni in borsa, non si riferiva affatto ad aziende già esistenti che vanno a vendere in borsa le loro azioni ad esempio per finanziarsi.
La caratteristica peculiare della stragrande maggioranza delle ICO era che i token venivano venduti ancor prima che il progetto crypto iniziasse effettivamente a lavorare. Era una sorta di round pre-seed di startup, ovvero la fase iniziale in cui si raccolgono capitali per poter partire, e non quando si vendono azioni di una società già avviata.
Va detto che in questo tipo di ICO mascherate con altri nomi non ce ne sono più tantissime, perchè spesso ad essere lanciati sui mercati crypto sono token di progetti già partiti, ad esempio con una blockchain loro già esistente (come ad esempio Celestia).
Quindi il numero di lanci di token come forma di finanziamento “pre-seed” in realtà si è ridotto tantissimo, soprattutto visto ciò che accadde tra il 2018 ed il 2020.
I launchpool
Molti nuovi token, e soprattutto nuove criptovalute native, vengono in realtà lanciate tramite launchpool.
I più famosi sono sicuramente quelli di Binance. Su launchpad.binance.com si possono trovare tutti i numerosi progetti crypto che vengono lanciati in questo modo sul più celebre exchange al mondo.
Si tratta comunque sempre di forme di finanziamento di progetti crypto che vendono i loro token sul mercato per incassare stablecoin, valute fiat o criptovalute ad alto valore.
La differenza principale sta proprio nel fatto che i progetti lanciati in questo modo spesso sono già avviati, così come avviene solitamente per le IPO in borsa.
Nel caso in cui venissero invece lanciati in questo modo dei token per finanziare progetti crypto che sono ancora nella fase pre-seed di raccolta dei capitali per poter partire allora si tratterebbe di ICO mascherate.
Gli airdrop
A volte invece per lanciare dei token sul mercato al giorno d’oggi si utilizza la tecnica dell’airdrop.
In teoria l’airdrop non sarebbe però una metodologia di raccolta fondi, perchè i token con gli airdrop vengono di fatto regalati.
Tuttavia può capitare che l’airdrop venga utilizzato come tecnica di marketing e comunicazione per lanciare un progetto crypto sul mercato attirando attenzione.
Infatti, quasi sempre non tutti i token vengono regalati attraverso l’airdrop, ma i loro creatori se ne tengono da parte un po’ da vendere sui mercati al momento del lancio.
Quindi anche se tecnicamente gli airdrop non dovrebbero essere affatto delle ICO, a volte possono essere utilizzati come strumenti di comunicazione per pubblicizzare di fatto una ICO mascherata.
Tra l’altro molte memecoin esordiscono in questo modo, e i “progetti” crypto delle memecoin assomigliano molto alle ICO del passato.
Il fallimento delle ICO crypto del 2019
Le ICO andarono molto di moda durante la bolla speculativa del 2017, che per quanto riguarda le altcoin si estese fino a gennaio 2018.
Purtroppo molti dei token che furono lanciati allora in questo modo si rivelarono essere solo delle mere e proprie raccolte fondi, ovvero dei raggiri a danno di ignari investitori che non aveva capito che stavano solo regalando denaro a chi gli stava vendendo quei token.
Alcune ICO, però, ebbero successo, tra cui quella forse più famosa di tutte, ovvero BNB di Binance.
Va detto che le ICO di successo furono davvero poche, in percentuale, rispetto al numero complessivo di token lanciati sui mercati crypto in questo modo, e che furono ancora di meno quelle che portarono gli investitori ad ottenere guadagni significativi. A guadagnarci furono soprattutto coloro che crearono quei token e li vendettero.
In realtà in assoluto la ICO di maggior successo della storia è stata quella di Ethereum (ETH), anche se avvenuta nel 2015 e con modalità leggermente differenti. È stata la prima in assoluto nel suo genere.
Un’altra ICO che è andate bene è stata quella di Chainlink (LINK) del 2017, così come quella di Cardano (ADA).
Una di quelle che sembravano essere andate molto bene, EOS, invece nel corso degli anni ha perso moltissimo, quindi ad oggi non può essere affiancata alle altre ICO top.
In realtà, anche su Cardano si può iniziare ad avere qualche dubbio, sebbene chi avesse comprato ADA nel 2017 e non avesse ancora venduto, ad oggi avrebbe accumulato un eccellente guadagno.
Il 2019 è stato l’anno della fine delle ICO tradizionali, anche se il vero crollo ci fu già nel corso del 2018, soprattutto a fine anno quando i mercati crypto crollarono.
Da allora ci sono state altre ICO, ma in misura decisamente minore e nessuna più di grande successo. Ce ne sono ancora oggi, ma prevalgono forme di raccolta fondi più solide e non più basate su un PDF che promette qualcosa.
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