L’AI come tessuto dell’universo: dalla lampadina all’astronave,
Nel futuro che ci aspetta, ogni oggetto sarà dotato di intelligenza artificiale. Dalla più semplice lampadina al più complesso veicolo spaziale, l’AI diventerà parte integrante della realtà fisica. E la...

Nel futuro che ci aspetta, ogni oggetto sarà dotato di intelligenza artificiale. Dalla più semplice lampadina al più complesso veicolo spaziale, l’AI diventerà parte integrante della realtà fisica. E la domanda è: saremo noi a controllarla?
Non è più fantascienza: l’AI sarà ovunque
Durante lo speech all’AI Week, è emersa una visione chiara, potente, quasi poetica:
“Ogni elemento dell’universo – dal capello umano a un’astronave – avrà una porzione di intelligenza artificiale al suo interno.”
Non è una provocazione, ma una proiezione realistica.
L’AI sta diventando sempre più leggera, integrabile, scalabile. L’avvento di modelli compatti, di chip AI embedded, di reti neurali locali, rende possibile l’intelligenza in tempo reale su qualsiasi oggetto connesso.
La rivoluzione che ci attende non riguarda solo i supercomputer o i chatbot, ma ogni strumento della vita quotidiana: lampadine, specchi, frigoriferi, scarpe, finestre, sensori, tessuti, veicoli, droni, satelliti.
Dall’hardware all’intelligenza ambientale
Fino a ieri il concetto era “smart device”. Oggi si parla di ambient intelligence.
Cosa significa?
- Oggetti che percepiscono, decidono, adattano il proprio comportamento
- Sistemi che collaborano tra loro per ottimizzare energia, comfort, sicurezza
- Dispositivi che imparano senza connessione internet, localmente, in autonomia
Non è più una questione di avere “un’AI nel cloud”, ma di avere AI diffusa, distribuita nel tessuto stesso della realtà.
Un esempio?
Una lampadina che sa qual è la luce ideale in base al tuo umore.
Un frigorifero che comprende i tuoi ritmi biologici.
Un’astronave in cui ogni componente diagnostica se stesso e comunica agli altri cosa modificare.
Intelligenza ovunque ≠ controllo ovunque
Il vero problema non è la diffusione dell’intelligenza.
È chi la controlla.
Nel modello attuale, ogni AI embedded è collegata a un ecosistema centralizzato: Google Home, Alexa, Apple, Samsung.
Questo significa che anche le più banali azioni quotidiane – accendere una luce, monitorare il sonno – passano per un server remoto.
Ora immagina questo scenario su scala planetaria, con miliardi di oggetti intelligenti controllati da 3 o 4 aziende.
È il preludio di una dipendenza totale e invisibile, incorporata nella nostra vita.
La visione alternativa: AI distribuita, autonoma, pervasiva
Il progetto QVAC, emerso durante lo stesso evento, propone una risposta concreta a questa visione distopica.
QVAC vuole rendere possibile un mondo in cui ogni oggetto è intelligente, ma anche autonomo, cioè:
- Non collegato a un data center
- Non soggetto a censura
- Non tracciabile da terzi
Grazie a un’infrastruttura peer-to-peer, ispirata a BitTorrent e blockchain, e a un SDK open source capace di girare su ogni hardware (anche uno smartphone da 30€), si può realizzare un universo in cui ogni AI è sovrana.
Un ecosistema in cui le AI sono piccole, modulari, distribuite, ma capaci di cooperare tra loro in modo intelligente.
L’AI sarà il nuovo “etere”?
Nel passato, si pensava che l’etere fosse la sostanza invisibile che riempiva l’universo.
Oggi, potremmo dire che l’AI sarà il nuovo etere: invisibile ma presente ovunque. Non solo nei device, ma nei materiali, nelle interazioni, nelle infrastrutture.
Se progettata in modo distribuito e trasparente, questa AI ambientale può:
✅ Ottimizzare l’energia globale
✅ Aumentare la sicurezza pubblica
✅ Riconfigurare città e trasporti
✅ Migliorare il benessere umano
Ma se lasciata nelle mani di pochi, può diventare un sistema di sorveglianza diffusa, predittiva, irreversibile.
Conclusione: un universo intelligente ha bisogno di menti libere
L’idea che tutto diventi intelligente non è né utopica né distopica in sé.
Dipende da come sarà realizzata. E da chi ne avrà il controllo.
Se l’AI sarà incorporata in ogni cosa, allora la decentralizzazione non è più un’opzione, ma una necessità esistenziale.
Vogliamo un mondo in cui ogni oggetto è intelligente?
Allora assicuriamoci che l’intelligenza appartenga agli esseri umani.
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