Si può fare staking di Bitcoin?
La blockchain di Bitcoin è basata su Proof-of-Work, e non su Proof-of-Stake, quindi in teoria non si può fare staking vero e proprio di BTC. Tuttavia il termine staking può essere utilizzato con differenti...

La blockchain di Bitcoin è basata su Proof-of-Work, e non su Proof-of-Stake, quindi in teoria non si può fare staking vero e proprio di BTC.
Tuttavia il termine staking può essere utilizzato con differenti significati, alcuni dei quali consentono di considerare corretta la dicitura “staking di Bitcoin”.
La Proof-of-Stake
Il verbo “to stake” in inglese significa “puntare”, scommettere, mettere in gioco.
Si tratta pertanto di un termine dal significato molto generico, e per nulla tecnico, che si presta a molteplici utilizzi.
Tuttavia in ambito crypto ha assunto un preciso significato tecnico da quando è stata lanciata la Proof-ok-Stake (PoS).
Bitcoin è la prima criptovaluta ad essere stata creata al mondo, nel 2009, ed è sempre stata basata su Prook-of-Work (PoW).
PoW prevede che i miner scoprano quale hash convalida un nuovo blocco da aggiungere alla blockchain, ed una volta che lo scoprono possono aggiungere il blocco alla blockchain ed incassare il premio. Questo lavoro dei miner è alla base della Proof-of-Work.
PoW però è lenta ed energivora, quindi in seguito sono state create nuove blockchain basate su sistemi alternativi. Una delle prima fu quella di Ripple, lanciata nel 2012, ma basata su un algoritmo di consenso ancora differente.
Sempre nel 2012 venne lanciata la sconosciuta Peercoin, basata per l’appunto su Proof-of-Stake. Quello fu anche l’inizio dello staking crypto vero e proprio.
PoS, a differenza di PoW, prevede che a validare i blocchi siano dei nodi validatori che mettono in gioco i propri fondi, con il rischio di perderli se li validano in modo scorretto. Questo “mettere in gioco” i propri fondi in inglese si dice per l’appunto “to stake”.
Lo staking
Pertanto in ambito crypto fare staking tecnicamente significa mettere in gioco (ovvero puntare) le proprie crypto su una blockchain basata su PoS, così da partecipare al processo di validazione dei blocchi.
Tuttavia il termine generico “to stake” significa anche molte altre cose, come ad esempio puntare i propri fondi sull’uscita di un numero alla roulette.
Quindi genericamente il concetto è quello di puntare i propri fondi per guadagnare delle ricompense.
Per questo motivo il termine staking in ambito crypto viene in realtà utilizzato con diversi significati.
Il primo, quello tecnico, è relativo al mettere in staking le proprie crypto su nodi validatori che convalidano i blocchi grazie alla Proof-of-Stake, ma ve ne sono anche altri legati al concetto di puntare i propri fondi per cercare di ottenere dei guadagni.
Lo staking di Bitcoin
Utilizzando il primo significato, quello tecnico, non è possibile affermare che si possa fare staking di Bitcoin, perchè la blockchain Bitcoin è basata su PoW e non su PoS.
Da notare che anche Ethereum nel 2015 venne lanciata con PoW, ma per rendere le transazioni più veloci ed economiche nel 2022 passò a PoS. Quindi dal punto di vista tecnico, non si poteva fare staking di ETH prima del 2022, ma da settembre di quell’anno in poi è stato possibile.
Se però si utilizza il verbo to stake con l’altro significa, quello generico, è assolutamente possibile affermare che si possa fare staking anche con BTC.
Infatti esistono diversi servizi che consentono di immobilizzare i propri Bitcoin in cambio di un rendimento, più o meno alto, e più o meno variabile. Si tratta a tutti gli effetti di puntare i propri BTC nella speranza di poterci guadagnare qualcosa.
Stacking Sats
Per quanto riguarda Bitcoin c’è anche un’altra dicitura che è molto utilizzata: stacking Sats.
Va però evidenziato che si tratta di un altro verbo, ovvero to stack e non to stake.
To stack ha tutto un altro significato, e vuol dire impilare, con il significato di accatastare, accumulare.
I Sats sono i Satoshi, ovvero i centomilionesimi di Bitcoin.
Dato che il valore di un singolo BTC ormai è elevato, non sono moltissime le persone che possono permettersi di possederne almeno uno intero.
La più piccola unità in cui è frazionabile Bitcoin on-chain è il centomilionesimo, chiamato comunemente Satoshi in onore del creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto.
Ad oggi un Sat vale circa un millesimo di dollaro, e questo fa capire bene perchè si dice stacking Sats, e non stacking BTC.
Il concetto alla base della dicitura stacking Sats è quello di accumulare nel corso del tempo frazioni di Bitcoin da tenere in portafoglio a tempo indeterminato, ed è per questo che è una dicitura molto utilizzata. Non c’entra però assolutamente nulla con lo staking del titolo di questo articolo.
Come si fa staking con Bitcoin
Premesso che non si può mettere BTC in staking sui nodi validatori di Bitcoin, visto che questi semplicemente non esistono, vi sono però diversi modi per mettere in staking BTC su servizi che promettono rendimenti.
Quello in assoluto più classico, e più utilizzato, è il prestito.
Esistono infatti diverse piattaforme, ormai da molti anni, che consentono a chi possiede Bitcoin di prestare i propri BTC a terzi che in cambio pagano degli interessi attivi.
Si tratta di una forma di staking ad alto rischio, soprattutto nel caso in cui si utilizzino le diffusissime piattaforme centralizzate di lending, e spesso produce guadagni inferiori a quelli che si possono ottenere nelle medesime tempistiche con il trading fatto bene.
Di sicuro lo stacking di Sats è molto più diffuso di questo staking di BTC.
Un’altra forma possibile di staking di BTC è quella di utilizzare dei layer-2 di Bitcoin basati su Proof-of-Stake.
In questo caso però tecnicamente i BTC vengono solamente immobilizzati in uno smart contract, ovvero non messi veramente in staking, in cambio della crypto nativa del layer-2 che a sua volta verrà messa effettivamente in staking. Si tratta pertanto di uno staking di BTC indiretto, e comunque ad alto rischio, perchè se il layer-2 per qualche motivo implode, chiude o fallisce, potrebbe essere impossibile recuperare i propri BTC.
Vi sono poi anche altre casistiche, ma sempre basate sul concetto che si devono consegnare i propri BTC (o Sats) su una piattaforma che in cambio promette dei rendimenti. Il rischio è tale che molto spesso chi fa staking in questo modo preferisce utilizzare altre crypto che non siano Bitcoin.
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